Disturbo dissociativo dell’identità (DID)

Il disturbo dissociativo dell’identità (DID, dall’inglese Dissociative Identity Disorder) era precedentemente conosciuto come disturbo di personalità multipla. Le persone con DID sviluppano una o più identità o stati di personalità distinti che funzionano con o senza la consapevolezza della personalità principale della persona.

 

Il DID fa parte di un gruppo di condizioni chiamate disturbi dissociativi, i quali sono caratterizzati da uno sconvolgimento e/o discontinuità nella normale integrazione di coscienza, memoria, identità, emozione, percezione, rappresentazione del corpo e comportamento. 

 

Quando una o più di queste funzioni vengono interrotte, possono verificarsi sintomi dissociativi. Questi sintomi possono essere lievi, ma possono anche essere gravi al punto da interferire con il funzionamento generale di una persona, sia nella vita personale che sul lavoro.

 

Quanto è comune il disturbo dissociativo dell’identità?

I casi che soddisfano a pieno i criteri per un disturbo dissociativo dell’identità sono piuttosto rari. Quando si verificano, possono presentarsi a qualsiasi età. Il disturbo è più frequente nel sesso femminile.

Una persona con DID presenta due o più personalità diverse e distinte: una personalità principale e quelle che sono conosciute come personalità alternative o “alter”. Il paziente può sperimentare amnesia quando un alter prende il controllo del comportamento della persona.

 

Ogni alter ha tratti individuali distinti, una storia personale e un modo peculiare di pensare e relazionarsi con ciò che lo circonda. Un alter può essere di un genere diverso rispetto a quello del paziente, avere un nome diverso o un insieme distinto di atteggiamenti e preferenze. (Un alter può anche avere allergie diverse rispetto alla personalità principale.)

 

La persona con DID può o meno essere consapevole degli altri stati di personalità e dei ricordi dei periodi in cui un alter è dominante. Lo stress o il ricordo di un trauma, possono innescare un cambio di alter.

 

In alcuni casi, la persona con DID può beneficiare di un particolare alter (ad esempio, una persona timida può utilizzare un alter più assertivo per negoziare un contratto). Più spesso il disturbo dissociativo dell’identità crea una vita caotica e problemi nelle relazioni personali e lavorative. Ad esempio, un individuo con DID potrebbe incontrare ripetutamente persone che sembrano conoscerlo ma che egli non riconosce o ricorda di aver mai incontrato. Oppure lo stesso individuo potrebbe trovare oggetti in casa che non ricorda di aver acquistato.

 

Il DID condivide molti sintomi con altri disturbi mentali, tra cui:

 

Variazioni dei livelli di funzionamento, da altamente efficace a disturbato

Mal di testa intensi o dolori in altre parti del corpo

Depersonalizzazione (sentirsi disconnessi dai propri pensieri, dalle proprie emozioni, dal proprio corpo)

Derealizzazione (sensazione che l’ambiente circostante sia estraneo o irreale)

Depressione e/o sbalzi d’umore

Ansia

Disturbi alimentari e del sonno

Problemi nel funzionamento sessuale

Abuso di sostanze

Amnesia (perdita di memoria o sensazione di distorsione del tempo)

Allucinazioni (false percezioni o esperienze sensoriali, come sentire voci)

Comportamenti autolesionistici come tagliarsi

Rischio suicidario

 

Il disturbo dissociativo dell’identità è associato nel 90% dei casi a una storia antecedente di trauma significativo, il più delle volte verificatosi durante la prima infanzia. Il trauma riguarda spesso gravi abusi emotivi, fisici e/o sessuali. Un’importante perdita precoce, come la perdita di un genitore o periodi prolungati di isolamento a causa di una malattia, possono essere fattori di rischio per lo sviluppo del DID.

Si è spesso ipotizzato che la dissociazione rappresenti un meccanismo di coping che una persona utilizza per disconnettersi da una situazione stressante o traumatica o per separare i ricordi traumatici dal normale campo della consapevolezza. In questa ottica, la dissociazione rappresenta un meccanismo di difesa contro il dolore fisico ed emotivo di un’esperienza traumatica o stressante. Dissociando i ricordi dolorosi dai processi di pensiero quotidiani, una persona può usare la dissociazione per mantenere un livello relativamente sano di funzionamento, come se il trauma non si fosse verificato.

Alcuni studiosi propongono un modello evolutivo e ipotizzano che lo sviluppo delle identità sia il risultato dell’incapacità di molti bambini traumatizzati a sviluppare un senso unitario di sé, in particolare quando la prima esposizione traumatica avviene prima dei cinque anni. Tali difficoltà avvengono spesso nel contesto della relazione o attaccamento disorganizzato che può anticipare e impostare lo sviluppo di strategie di coping dissociative.

Il trattamento del disturbo dissociativo dell’identità si prefigge di alleviare i sintomi, di garantire la sicurezza dell’individuo e di coloro che lo circondano e di “riconnettere” le diverse personalità in un’unica identità integrata e ben funzionante.

 

Il trattamento ha anche lo scopo di aiutare la persona a esprimere e ad elaborare in modo sicuro ricordi dolorosi, sviluppare nuove capacità di coping e abilità di vita, ripristinare un funzionamento ottimale e migliorare le relazioni. L’approccio terapeutico migliore dipende dal singolo individuo, dalla natura di eventuali fattori scatenanti identificabili e dalla gravità dei sintomi.

La psicoterapia è il trattamento di elezione per i disturbi dissociativi. Tra gli approcci che si sono dimostrati più efficaci vi sono:

 

Terapia cognitivo-comportamentale

Questa forma di psicoterapia si concentra sul cambiamento di schemi di pensiero, sentimenti e comportamenti disfunzionali.

 

Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso Movimenti Oculari (EMDR)

Tecnica specifica per il trattamento del disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Risulta molto utile nel modificare le distorsioni nella rappresentazione del sé, facilitando l’integrazione. 

 

Terapia dialettico-comportamentale (DBT)

Trattamento ad orientamento cognitivo-comportamentale integrato che prevede il potenziamento di quelle abilità in cui il paziente risulta carente, in particolare la regolazione delle sue intense emozioni negative. Sembra essere particolarmente indicato per le persone che presentano atti autolesivi e suicidari.

 

Psicoterapia senso-motoria 

Aiuta il paziente a recuperare la capacità di regolare quegli stati incontrollati del corpo che contribuiscono alla dissociazione.

 

Psicoterapia di gruppo 

In alcuni casi, per un tempo limitato, ad una terapia individuale si può affiancare la psicoterapia di gruppo al fine di aiutare il paziente a sviluppare competenze sul trauma, sulla dissociazione, assistere lo sviluppo di specifiche abilità (ad esempio, strategie di coping, abilità sociali, e la gestione dei sintomi), e permettere di capire che non è il solo ad avere a che fare con i sintomi dissociativi e le memorie traumatiche.

 

Terapia farmacologica

Non esistono farmaci specifici per il trattamento dei disturbi dissociativi. Tuttavia, le persone con disturbi dissociativi, in particolare coloro che presentano depressione e/o ansia associate, possono beneficiare del trattamento con farmaci antidepressivi, come ad esempio gli SSRI, o ansiolitici.

 

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